Era un giorno di fine Luglio di centoundici anni fa, una giornata calda di mezz’estate come queste quando l’Impero Austro-Ungarico dichiaró guerra alla Serbia per punire l’onta dell’attentato di Sarajevo dove un giovane Serbo assassinó l’arciduca ereditario asburgico.
Era un giorno come questo, era un mondo come questo, era un mondo afflitto da problemi simili e il popolo si barcamenava in problemi non differenti.
Il voler vendicare quell’ uccisione però non causò una piccola guerra locale tra uno degli eserciti più forti del tempo contro un piccolo regno, non bastarono pochi colpi di artiglieria per giungere dopo pochi giorni ad una resa o a un tavolo di pace.
La realtà fu differente, la dichiarazione di guerra del 28 Luglio 1914 diede il via a una cascata di dichiarazioni di guerra facendo scivolare il pianeta in una grande guerra mondiale che causò 68 milioni di morti.
La storia ci insegna che la guerra è così, si sa dove si incomincia ma non si sa dove va a finire.
Ma i tempi insegnano inoltre che spesso, chi dichiara la guerra, esce spesso perdente.

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